Papà si è o si diventa?

19.03.2023

Ma chi sono i papà di oggi e quando esattamente lo diventano, o meglio, "sentono" quel famigerato istinto paterno?

Per capire dobbiamo partire dall'origine, ovvero dall'etimologia della parola padre, che Andrea Santoro - formatore e scrittore - ci ricorda essere strettamente connessa a quella di pane. Papà è colui che si assume il compito di provvedere alla sopravvivenza della famiglia e al suo sostentamento, in altre parole è il "pane" della famiglia.

Focalizzandoci esclusivamente su questi due concetti - protezione e sostentamento - andremmo a limitare la figura moderna di padre ben più ricca di significato e di un più ampio terreno di azione.

Il padre è dunque altro. Ha dunque altro: un corpo.

Mi piace partire dal corpo perché è ciò che ci accomuna tutti, ciò da cui proveniamo e primo strumento di decodifica della realtà.

Le vibrazioni che sentivamo quando eravamo nel grembo materno, diventano il linguaggio universale che permette a tutti noi di piacerci o meno "a pelle", per una sorta di ricordo ancestrale che è scritto in ogni singola cellula della nostra pelle.

E allora perchè non considerare il padre prima di tutto un corpo che "sente"?

Egli ha un corpo ed in grado di percepire, sentire, di fornire conforto, calore, protezione, rassicurando ad esempio un bambino spaventato nella notte.
Un corpo che può fornire nutrimento preparando una buona cena. 
Un corpo che può partecipare con la moglie o compagna al corso di accompagnamento alla nascita, può assistere al parto, sostenere l'allattamento, vivere il contatto pelle a pelle e può addirittura chiedere un congedo per stare con la sua famiglia i primi mesi, quelli più faticosi.

La partecipazione ai corsi di accompagnamento alla nascita ed al parto non hanno cambiato solo abitudini e modalità di comportamento, hanno reso possibili per i padri esperienze emotive che prima erano loro precluse. E con queste si è modificata anche un'area del loro cervello, quella legata all'empatia e alla capacità di interpretare e reagire in modo appropriato al comportamento del bambino.
Uno sviluppo che sin dalle prime settimane del feto, i neuroscienziati hanno riscontrato andare di pari passo a quello della madre.

Si delinea un nuovo profilo di padre, non più quello deputato a portare a casa lo stipendio, quello che impone regole e divieti a figli e moglie o compagna.

Bensì un padre che c'è, e c'è con tutto se stesso nel suo essere "accuditore". Con tutto il suo corpo, appunto! 

E dopo l'etimologia, pensiamo invece al percorso storico dei papà: l'uomo non è sempre stato padre ma ha svolto una figura più generativa che paterna. Storicamente è una figura nuova, il padre padrone è stato spazzato via da un papà più accogliente ed interessato alla vita dei figli. 

Ma il nuovo papà non ha degli "esempi da cui trarre esempio" e questo genera una profonda crisi d'identità.

Per ritrovare dei modelli deve guardare al genere femminile, sottolineando però che le funzioni educative non sono legate al genere, e le coppie omogenitoriali e omosessuali lo dimostrano ogni giorno. L'educazione non è un'esclusiva femminile, e qui si richiede un grande sforzo a madri e padri, uno sforzo di condivisione e di collaborazione.

Abbiamo dunque dei padri teneri ed autorevoli allo stesso tempo

Perché l'autorevolezza non viene meno quando ci si occupa dei propri bambini, accompagnandoli nella crescita con rispetto e amore, aiutandoli a capire cosa vogliono essere e diventare. Viene meno quando manca l'empatia e l'attenzione o quando si vuole essere "amici" dei propri figli e delle proprie figlie dimenticando il proprio ruolo educativo.

Io faccio parte di quella fortunata fetta di madri che hanno il piacere di convivere con un padre che ha scelto di esserlo. Papà che non hanno subìto quel ruolo di padre padrone, ma che hanno scelto di dedicare il proprio tempo e le proprie energie al progetto più grande della loro vita.

Cosa comporta questa scelta?

Sicuramente meno tempo per se stessi

Meno tempo per lo sport, per le uscite con gli amici, per i viaggi. 

Un tempo che hanno deciso di aumentare per i propri figli, riducendo quello libero e non necessariamente quello lavorativo. Un tempo che a volte è tiranno e sembra non bastare mai. Eppure un tempo che si trasforma quando quei viaggi fatti in passato diventano le storie della buona notte, racconti di terre lontane dove vivono giaguari e canguri. 

Non direi che un papà di tempo non ne ha più, ma che lo usa come un cercatore d'oro che sa che ciò che rimarrà nel setaccio è tutto ciò che serve, non una briciola di più, non una briciola di meno: la parte più preziosa!

Tornando alla domanda iniziale: Chi sono i papà di oggi e quando esattamente lo diventano, o meglio, "sentono" quel famigerato istinto paterno?

La mia risposta - da compagna e da amica di tanti papà di oggi - è che i padri cominciano a sentire di esserlo dal momento che scelgono una compagna per costruire una famiglia, dal momento che la vedono madre dei propri figli.

E dal momento che c'è cura nel pensiero ci sarà cura anche nella pratica.

Perchè la cura non è una prerogativa di genere, bensì una scelta.


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